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giovedì 17 aprile 2025

Nuovo Decreto Sicurezza 2025: repressione legalizzata? Ecco perché dovremmo preoccuparci tutti

 

Nella foto la scritta: Decreto Sicurezza, con un segnale di pericolo e un uomo nel buio. 

di Salvatore Calleri

Il 4 aprile 2025 il Governo Meloni ha approvato un nuovo Decreto Sicurezza che, sotto la bandiera del "controllo e dell'ordine", sta riscrivendo profondamente le regole della convivenza civile in Italia.

Ma attenzione: dietro la promessa di “maggiore protezione” si nascondono ombre inquietanti che rischiano di minare diritti costituzionali, libertà personali e persino il nostro diritto a dissentire.


Cosa prevede il Decreto Sicurezza 2025?

Un mix di norme che spaziano:

  • dalla gestione dell'ordine pubblico

  • alla protezione delle forze dell’ordine

  • fino alla ridefinizione del concetto stesso di “sicurezza”

Tra i provvedimenti più rilevanti:

  • Introdotto il reato di rivolta in carcere

  • Reato di blocco stradale durante le manifestazioni

  • Nuove aggravanti per chi compie reati nei pressi di stazioni e mezzi pubblici

  • Pene più dure per chi partecipa a occupazioni abusive

  • Forze dell’ordine che potranno portare armi personali anche fuori servizio, senza autorizzazione


I veri rischi: i contro che preoccupano giuristi e cittadini

1. Criminalizzazione del dissenso

Manifestare rischia di diventare un crimine. Bloccare simbolicamente una strada? Ora è reato.
Il confine tra protesta e illegalità si assottiglia pericolosamente.


2. Militarizzazione silenziosa

Con l'autorizzazione per le forze dell’ordine a portare armi anche fuori servizio, la società civile rischia di diventare un campo minato.
Chi garantisce l’uso corretto dell’arma in contesti privati, in bar, stazioni, ambienti affollati?


3. Colpo ai più deboli

Il decreto colpisce duramente:

  • madri incinte e detenute, abolendo la sospensione automatica della pena

  • chi si rifugia in immobili vuoti per necessità

  • minori strumentalizzati per l’accattonaggio, ma senza offrire soluzioni sociali

Risultato? Più carcere, zero prevenzione.


4. Più carcere, meno giustizia

Il carcere viene visto come soluzione a tutto: alla povertà, al disagio, alla protesta, alla devianza.
Ma non si costruisce una società sicura con i manganelli e le sbarre.


5. Addio alla sicurezza reale

Il decreto colpisce le manifestazioni, ma non investe sulla prevenzione, sulla scuola, sulla cultura, sugli strumenti che costruiscono sicurezza vera.
Si preferisce punire piuttosto che educare.


I (pochi) lati positivi

  • Maggiore tutela per le forze dell’ordine, spesso sottoposte a pressioni e rischi

  • Norme più dure contro le infiltrazioni mafiose e l’usura

  • Inasprimento delle pene per reati contro la pubblica amministrazione

Ma basta questo per giustificare la deriva repressiva?


Riflessione finale

Il nuovo Decreto Sicurezza 2025 disegna un’Italia in cui l’ordine viene prima della libertà, e dove il dissenso rischia di essere confuso con il crimine.

Una società sicura non si costruisce con la paura, ma con la giustizia, l’inclusione e il rispetto dei diritti.

Se oggi chiudiamo un occhio, domani potremmo trovarci tutti dalla parte sbagliata della legge.

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